Al 30 settembre 2025 si contavano, in Italia, quasi 850mila sistemi di accumulo per una potenza di 7,1 GW. A riportarlo è Terna all’interno del Rapporto Mensile sul Sistema Elettrico. Il report analizza, mensilmente, la produzione e la domanda di energia nel nostro Paese con un focus sulle varie fonti energetiche.
Da qualche mese il report analizza anche l’andamento dello storage. Il dato relativo alla potenza connessa complessiva è significativo se si considera che il 42% della potenza totale allacciata fa riferimento a sistemi di taglia domestica. Taglia che ha avuto il suo boom proprio negli anni degli incentivi del Superbonus, tra il 2022 e il 2024.
Gli anni d’oro dello storage

La maxi agevolazione ha dato allo storage un contributo significativo che, sebbene in misura minore, solo alcuni bandi regionali erano riusciti a fornire negli anni prima del 110%.
E in effetti, se si analizza il triennio tra il 2022 e il 2024, i numeri sono impressionanti: 155.350 nuovi sistemi di accumulo nel 2022, 294.793 nel 2023, e 210.213 nel 2024. In termini di potenza, ciò si traduce in oltre 5 GW di potenza connessa.
Analizzando i dati del 2025, si capisce bene l’impatto della fine del Superbonus: nei primi nove mesi dell’anno sono stati connessi in Italia nuovi sistemi di storage per una potenza di 1.455 MW.
Il dato segna una flessione del 12,7% rispetto allo stesso periodo del 2024. Tra l’altro, i numeri sono in qualche modo influenzati dall’entrata in esercizio di sistemi di storage di grossa taglia. Ricordiamo che dei 7 GW, 1,8 GW fanno riferimento proprio a sistemi di storage di potenza superiore ai 10 MW.
Ripartire da tre

Cosa serve quindi ai sistemi di accumulo di taglia residenziale per ripartire e avere continuità? Abbiamo visto come incentivi di supporto siano, ancora oggi, una leva fondamentale.
E questo nonostante il calo dei prezzi del litio, influenzati da fattori di overcapacity per rispondere all’aumento della domanda di batterie da destinare all’industria dell’automotive.
Nonostante questo, emerge come sia ancora necessario invogliare i clienti a investire. E quindi, per farlo, si può far leva su tre elementi: incentivi per le comunità energetiche, detrazioni fiscali e Conto Termico. Partendo dal primo punto, c’è tempo fino a fine novembre per richiedere gli incentivi previsti dal Pnrr.
Ricordiamo che, per i Comuni con popolazione fino a 50mila abitanti, è previsto un contributo del 40% sulla spesa sostenuta. Questo strumento è fondamentale perché i sistemi di accumulo sono oggi un elemento imprescindibile nella costituzione di comunità energetica rinnovabili.
Sul fronte delle detrazioni fiscali, la quasi certa proroga dell’aliquota al 50% anche per il prossimo anno darebbe continuità e nuova linfa vitale al solare e allo stoccaggio in ambito domestico. Infine, il Conto Termico, che esclude il solare e lo storage in ambito residenziale ma che comunque crea spazi di crescita negli edifici della pubblica amministrazione, nel terziario e in ambito commerciale.





