Alcuni quando installano un impianto fotovoltaico cominciano a preoccuparsi sullo smaltimento dei moduli. Pensano, ma quanto dovrà costarmi lo smaltimento, si tratta di rifiuti pericolosi?
Queste domande sono lecite, per carità, ma sono state cavalcate da chi si poneva contro le fonti rinnovabili. Cerchiamo di fare chiarezza sforzandoci di essere obiettivi e semplici, obiettivo principale di Mr. KiloWatt.
Nonostante in Italia la diffusione del fotovoltaico abbia vissuto un rallentamento, l’industria del fotovoltaico è in piena espansione. Si calcola che entro il 2050 si avrà un aumento del 1800% della capacità installata a livello mondiale.
Di fronte a uno sviluppo così intenso è importante poter capire cosa accadrà ai moduli fotovoltaici a fine vita.
Sembra che fra non più di 34 anni dovremmo gestire almeno 78 milioni di tonnellate di pannelli obsoleti. In realtà questi “rifiuti” costituiranno le nuove miniere di silicio. Basti pensare che con le migliori tecnologie disponibili oggi si può recuperare il 98% di un pannello. Aspetto veramente straordinario.
Un’altra cosa interessante è che non c’è bisogno di preoccuparsi sulla pericolosità di questi scarti urbani. Il modulo fotovoltaico è composto di materiali innocui e in alcuni casi di valore come l’alluminio e il rame.
L’Europa sta già tutelando i consumatori
Con la Direttiva 2008/98/CE relativa ai rifiuti, l’Unione Europea ha obbligato il produttore di moduli fotovoltaici ad assumersi la responsabilità dello smaltimento a fine vita con il conseguente riciclo. Il produttore difatti inserisce nel prezzo del bene il costo di questa operazione.
Questa direttiva segue il principio che chi inquina deve anche pagare. Quindi se vuoi installarti un impianto fotovoltaico puoi stare molto tranquillo, lo smaltimento non sarà a tuo carico, anche perché si tratta di rifiuti che genereranno ricchezza per chi li gestirà.
La situazione italiana
Anche in questo possiamo essere orgogliosi di esserci già organizzati bene. Già il COBAT ha strutturato la prima filiera italiana per la raccolta e il riciclo dei moduli fotovoltaici esausti. Dopo l’approvazione ottenuta dal GSE in poco tempo è diventata una delle principali realtà della filiera del riciclo.
Il loro sistema di tracciabilità, tramite codici seriali dei pannelli, permette di monitorare l’intero ciclo di vita. Entrando a far parte dei rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche (RAEE), dovranno essere i produttori e gli importatori a garantire il recupero e lo smaltimento anche in Italia. Questo è ben evidente dal decreto legge n. 49/2014 del 28/03/2014.
Cosa prevede questa normativa? Un aspetto degno di nota è che per i rifiuti derivanti da impianti domestici al di sotto dei 10 kW, la responsabilità ricadrà sui produttori presenti nel mercato nell’anno in cui ci saranno tali costi, sulla base della quota di mercato. Quindi i proprietari degli impianti non dovranno accollarsi nessun costo.
Anche per gli altri casi, sui nuovi impianti, il costo dello smaltimento non è mai a carico del proprietario, mentre per chi ha impianti superiori a 10 kW già installati deve fare attenzione a seguire alcune raccomandazioni previste dalla normativa vigente.
Riassumendo, se stai pensando ad installare un impianto fotovoltaico non ti devi preoccupare dello smaltimento perché anche dopo 30 anni quando probabilmente lavorerà al 40% avrà il suo valore di mercato, in realtà dovrebbero pagarti per smaltirlo, ma ti fanno credere che ti stanno facendo un favore.